Il virus West Nile (WNV) appartiene alla famiglia Flaviviridae. La West Nile disease è una malattia trasmessa dalle zanzare sia all’uomo che al cavallo dal cosiddetto virus del Nilo Occidentale. Il virus si moltiplica in modo imponente, raggiungendo una concentrazione nel sangue sufficiente ad infettare la zanzara, solo negli uccelli selvatici che vengono per questo chiamati “serbatoio”.

La zanzara che a sua volta punge l’uomo o il cavallo, ma anche altre specie animali, li infetta. Nell’uomo e nel cavallo tuttavia non avviene quella moltiplicazione sufficiente a reinfettare la zanzara; uomo e cavallo sono dunque detti ospiti “finali” e anche se ammalati non costituiscono una fonte di infezione per gli altri uomini o animali. La West Nile è una zoonosi, in quanto è una malattia trasmissibile anche all’uomo.

Come si trasmette

Il virus WNV è mantenuto in natura da un ciclo primario di trasmissione zanzara-uccello-zanzara: le zanzare adulte (vettori) si infettano pungendo uccelli (ospiti amplificatori o serbatoio). Il WNV, una volta ingerito, è in grado di diffondere nell’organismo della zanzara, dove si moltiplica localizzandosi a livello delle ghiandole salivari per poi essere trasmesso ad un altro uccello. Il ciclo secondario si manifesta quando le zanzare adulte, chiamate vettori ponte, sono capaci di trasmettere il virus ad ospiti accidentali, come il cavallo e l’essere umano, che entrano quindi nel ciclo di trasmissione e sono interessati dall’infezione. I vettori del WNV sono zanzare del genere Culex di specie modestus e specie pipiens.

L’essere umano, gli equidi e altri mammiferi sono considerati ospiti accidentali a fondo cieco: in questi ospiti il virus non raggiunge nel torrente circolatorio concentrazioni sufficientemente elevate da infettare i vettori e, pertanto, il ciclo di trasmissione non riesce a perpetuarsi.

Informazioni cliniche

Il West Nile Virus (WNV) è un virus a RNA a singolo filamento della famiglia Flaviviridae. Come già detto, la modalità principale di trasmissione del virus è rappresentata da diverse specie di zanzare, che sono il primo vettore (ad oggi sono state descritte oltre 40 diverse specie) nonché da alcune specie di zecca. Gli uccelli, giocano un ruolo cruciale nella disseminazione del virus essendo l’animale più comunemente infettato e rappresentando il primo serbatoio.
Oltre agli esseri umani, generalmente solo i cavalli si ammalano in seguito ad un’infezione naturale. Il periodo di incubazione della malattia, varia tra i 2 e 15 giorni; gli uomini ed i cavalli vengono considerati ospiti finali. Solo una bassa percentuale dei cavalli infetti manifesta i sintomi clinici. I primi sintomi sono per lo più aspecifici e comprendono febbre, depressione, inappetenza e coliche. Con il decorrere dell’infezione insorgono spesso disturbi neurologici che portano a zoppia e ad atassia oppure addirittura paresi. In alcuni rari casi, sono stati osservati disturbi ai nervi facciali, fotosensibilità e cecità, sussulti, così come un’accentuata sensibilità e cambiamenti di atteggiamento.
Nei cavalli che presentano un decorso blando della patologia, la guarigione richiede solitamente tra due e sette giorni. Nelle infezioni gravi, la guarigione può richiedere anche 20 giorni oppure diverse settimane. Il 20% dei cavalli affetti da gravi infezioni pregresse presenta conseguenze a lungo termine, tra cui dimagrimento, letargia, atassia e disturbi ai nervi cerebrali. Nei cavalli non vaccinati, l’infezione può risultare fatale fino al 45% dei casi clinici. Le cure mediche intensive sono l’unico modo per trattare la malattia.
Per i cavalli esiste un vaccino con West Nile Virus inattivato.

Come fare diagnosi

Il medico veterinario effettua un prelievo di sangue e provvederà a fare recapitare lo stesso ad un Laboratorio che può  effettuare la determinazione diretta del virus oppure mediante la rilevazione degli anticorpi specifici. A causa della brevità dello stadio viremico, la determinazione diretta del virus negli animali viventi non ha sempre un buon esito. Gli anticorpi IgM specifici possono essere determinati nel siero equino dopo 7-10 giorni dal contagio, e possono persistere per uno o due mesi, a volte anche più a lungo. Gli anticorpi IgG anti-WNV sono determinabili per almeno 15 mesi dopo l’infezione. Il cavallo svolge un ruolo importante come segnale della presenza del virus nel territorio, dal momento che possono mostrare sintomi dell’infezione.

Evidenze scientifiche nazionali ed internazionali hanno recentemente dimostrato l’efficacia dei piani di sorveglianza sistematica delle catture di zanzare vettrici e di sorveglianza attiva degli uccelli selvatici nel fornire informazioni precoci sulla circolazione del West Nile Virus.

In Italia, il Ministero della Salute ha  attuato Piani di sorveglianza epidemiologica negli uccelli e negli equidi, di sorveglianza entomologica, dell’avifauna e delle specie migratorie.

La maggior parte dei casi di WND negli equidi decorre in modo asintomatico. Circa il 10% degli equidi infetti manifesta sintomatologia nervosa; i sintomi nervosi più caratteristici e presenti nei casi conclamati sono anomalie dell’andatura con vario grado di atassia (da lieve a grave) e debolezza degli arti posteriori, talvolta con coinvolgimento di uno o entrambi gli arti anteriori. Nel cavallo è consigliata la vaccinazione, per evitare che la malattia possa colpire l’animale e, trattandosi di un animale “sentinella” è bene sottoporlo al controllo veterinario se si abita nelle zone maggiormente interessate o, data l’ampia diffusione delle zanzare, se si ha a che fare con sintomi neurologici, anche lievi.  La convivenza cavalli/uomo diventa, pertanto, condizione predisponente per una diagnosi precoce e, con essa, per una efficace sorveglianza della malattia sul territorio. Per questo motivo i medici veterinari siano essi Liberi professionisti  che Dipendenti pubblici e soprattutto gli ippiatri, devono fornire informazione diretta ai proprietari degli equidi sulla malattia, svolgendo un ruolo fondamentale di sorveglianza epidemiologica finalizzata anche alla tutela della salute pubblica.

Si raccomanda infine  l’utilizzo di insetto-repellenti cutanei a base di erbe officinali o di olio di neem, e la disinfestazione periodica degli ambienti dove sono stabulati i cavalli.

Ricordare che la valutazione del Benessere di un animale è di pertinenza Medico Veterinaria.

Clarita Cavallucci

Medico Veterinario PhD

Centro di Studio del Cavallo Sportivo, Università degli studi di Perugia