Le stereotipie sono delle patologie comportamentali che si manifestano nel cavallo come sintomo di uno scarso benessere. Vediamo come riconoscerle e trattarle nella maniera più opportuna.

Le stereotipie sono un problema che affligge tra il 3 ed il 10% della popolazione equina mondiale. Si tratta di comportamenti eseguiti in maniera ripetuta e relativamente invariata senza un apparente obiettivo, che si manifestano perlopiù in condizioni di cattivitá. La vita del cavallo tenuto in box, la somministrazione di soli due pasti quotidiani che sono spesso consumati velocemente, lasciando il cavallo con molte ore di tempo libero, sono le prime cause di problemi comportamentali e dello sviluppo di stereotipie. I cavalli sportivi, inoltre, spesso assumono elevate quantità di concentrati a scapito della quota di foraggi, provocando un calo ulteriore del tempo dedicato all’alimentazione. Questa condizione può contribuire anche allo sviluppo di acidità gastrica, che provoca dolore nel cavallo. Si è visto come l’incidenza di stereotipie sia maggiore in cavalli con acidità gastrica. Sicuramente un cavallo che vive in box conduce una vita che è ben lontana da quella di un cavallo in un ambiente naturale, che vive in branco e che pascola per almeno 18 ore al giorno, assumendo piccole quantità di alimento con frequenza assidua durante tutta la giornata e facendo naturalmente esercizio.

Cosa sono le stereotipie

È ormai scientificamente riconosciuto che non si tratta di “vizi”, ma di comportamenti provocati da una vita costretta in un ambiente non adeguato a cui il soggetto risponde con meccanismi di compensazione o indotti da disfunzioni del sistema nervoso. Si tratta di comportamenti sintomo di uno scarso benessere. Queste disfunzioni raramente sono frutto di alterazioni genetiche dalla nascita, ma sono invece un adattamento che il cavallo acquisisce poiché non vive in un ambiente a lui consono. Le stereotipie si manifestano per alterazione del sistema dopaminergico (mediato dalla dopamina, un ormone) nel corpo striato. Il corpo striato è una porzione del cervello deputata all’apprendimento. Il corpo striato è ricco di recettori della dopamina: se l’azione che esegue il cavallo viene percepita come “buona” la dopamina liberata viene catturata e si liberano endorfine, che portano piacere. Una azione come ticchiare assume per il cavallo una situazione che lo conforta poiché porta alla liberazione di endorfine e quindi il cavallo è spinto a ticchiare continuamente perché questa azione gli ha dato piacere. In pratica il cavallo si crea un suo mondo e quando ticchia o fa il ballo dell’orso, sta esprimendo un disagio che però, in quel momento, lo fa stare bene.

Gestione e management delle stereotipie

Naturalmente nella maggior parte dei casi non si tratta di negligenza da parte dell’uomo, ma di necessità dettate dalle situazioni e dalle disponibilità degli ambienti; ma la conoscenza di alcuni aspetti può aiutare a prevenire queste patologie comportamentali. Un ruolo fondamentale in tutto ciò lo ha la gestione alimentare. Per quanto riguarda i concentrati, sappiamo che elevate quantità di amido possono rendere più eccitabile un cavallo. Questo può dipendere da due fattori. Il concentrato aumenta le calorie di una razione, per cui se vengono somministrare più calorie rispetto al fabbisogno, questa può essere la causa di un cavallo più esuberante, soprattutto se vive in box. Altro fattore da considerare è la produzione di serotonina, ormone collegato al buon umore. L’aumento dell’indice glicemico nel sangue a seguito degli amidi contenuti nei concentrati, comporta un aumento della produzione di serotonina, che può provocare un aumento dell’eccitabilità del cavallo che si sente in piena forza e vigore. Quindi se un cavallo è stabulato in box è bene fare pasti piccoli di concentrato, almeno tre, e non lesinare con le quantità di foraggi poiché la masticazione contribuisce anche allo sviluppo di saliva che è un tampone gastrico. E’ buona regola anche l’utilizzo sia di un foraggio di erba medica, in piccole quantità, poiché questa per sua natura ha un contenuto più elevato di calcio ed ha quindi un effetto tampone sull’acidità gastrica, che di un concentrato a basso tenore di carboidrati non strutturali.

Consigli su come prevenire l’acidità

Ovviamente qualora si verificasse una situazione di acidità, è comunque opportuno aiutare il cavallo anche con alimenti che fungono da protettori per la membrana gastrica e intestinale.

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Slow feeding

Non è chiaro se le stereotipie debbano essere considerate un comportamento anormale, una cattiva condotta o un fenomeno che riflette un normale comportamento di adattamento, finalizzato alla riduzione dello stress. Le condizioni in cui vengono tenuti i cavalli (ricovero, situazione sociale, esercizio, nutrizione) sono considerati fattori importanti. I metodi chiave tradizionali per il trattamento delle stereotipie sono rappresentati dalla manipolazione delle condizioni fisiche, sociali ed ambientali, dalle modificazioni della nutrizione, dal contenimento fisico e dal condizionamento avversativo.
Negli ultimi anni si è parlato molto di slow feeding, che rientra nelle soluzioni trovate da alcuni studiosi e appassionati, per combattere una serie di problemi legati alla errata gestione della alimentazione, soprattutto nei cavalli stabulati a box.

Lo scopo principale è quello di prolungare la assunzione del foraggio in modo che il cavallo possa averlo sempre disponibile, simulando quanto avviene in natura. Il confinamento forzato in box per tante ore consecutive con a disposizione poco fieno da mangiare, è una delle maggiori cause di problemi comportamentali nel cavallo.
In questo modo lo stomaco non rimane vuoto per troppe ore consecutive e l’acidità gastrica non ha modo di aggredire la mucosa favorendo l’insorgenza delle ulcere. In più il cavallo avendo sempre qualcosa da spiluccare si annoia di meno limitando, appunto, tutti questi comportamenti stereotipati legati alla noia.
Ci possono aiutare le reti da fieno che si possono appendere al box; queste reti hanno delle maglie di una grandezza tale che permettono/costringono il cavallo ad assumere il foraggio in piccole e continue quantità.
Ve ne sono di diverse tipologie che si possono adattare alle necessità dei nostri amici: per i soggetti in sovrappeso o voraci, ci sono quelle a maglie piccole. Per tutti i cavalli che finiscono la loro dose di circa il 2% del loro peso vivo, nel corso delle 24h, le reti vengono attaccate non troppo alte in modo che per una buona parte il cavallo sia costretto ad abbassare la testa per mangiare, così come farebbe in natura. Va sempre posta molta attenzione affinché il cavallo non si impigli nella rete quando si rotola. L’utilizzo delle reti da slow feeding può anche essere un aiuto ad evitare gli sprechi, e a favorire un consumo più lento del fieno e dunque distribuito lungo il corso della giornata.

Conclusioni

È precipuo dovere del medico veterinario definire un ordine di priorità terapeutica, identificare e comprendere la natura di ogni patologia, obiettivo che può essere raggiunto attraverso l’utilizzo di strumenti diagnostici di routine o supplementari. Il ticchio d’appoggio, il ballo dell’orso, il camminare nel box etc., definiti anche stereotipie e i comportamenti aggressivi, sottolineano quanto frequentemente i problemi comportamentali insorgano nella popolazione totale, e denotano anche una scarsa comprensione della tendenza naturale del cavallo ad adottare strategie comportamentali che evitino situazioni patologiche.

Clarita Cavallucci

Medico Veterinario PhD

Centro di Studio del Cavallo Sportivo, Università degli studi di Perugia