La Sindrome di Cushing in realtà è una patologia che si riferisce alla disfunzione della pars intermedia dell’ipofisi (PPID PITUITARY PARS INTERMEDIA DYSFUNCTION). Questo è il nome recente che è stato adottato dalla medicina internazionale per una patologia che generalmente colpisce il cavallo anziano (di solito sopra i 15 anni) ed è sempre più frequente dato che moltissimi soggetti superano ormai i 20 nni di età ed oltre. L’ipofisi è una ghiandola endocrina situata alla base del cranio e regola molte funzioni dell’ organismo; una sua alterazione porta ad un aumento cronico di glucorticoidi circolanti che si ripercuotono con effetti su molte parti del corpo. Il Morbo di Cushing fu scoperto per la prima volta da Harvey Cushing nel 1932, da cui prese il nome.

Come si manifesta

Il primo sintomo che ci induce a pensare alla malattia, è la comparsa dell’irsutismo, cioè pelo lungo e mosso. Questo è uno dei sintomi caratteristici, ma che non sempre si appalesa. Si può avere anche laminite cronica come pure la comparsa di infezioni ricorrenti a causa di una abbassamento delle difese immnunitarie. Altre volte i cavalli si presentano letargici con cambi repentini di comportamento; polidipsia e poliuria (eccessiva sete e aumento di minzione); ma   si può avere  anche perdita della muscolatura ed  eccessiva sudorazione. In pratica si possono avere tutti questi sintomi, oppure solo alcuni di essi   e magari tardivamente quando la patologia è in stadio avanzato.

Purtroppo non è così semplice fare diagnosi anche perché, tranne l’irsutismo, gli altri sintomi potrebbero presentarsi per altre cause o patologie.
In alcuni casi, con una sola analisi del sangue si riscontrano alterazioni dei parametri indicativi della malattia; in altri casi ci possono volere più test combinati tra loro per arrivare ad una conferma. Il vostro veterinario  di fiducia saprà consigliarvi ed indirizzare la scelta migliore al fine di effettuare una corretta diagnosi.

Livelli elevati di Glucocorticoidi circolanti portano ad un aumento della produzione di cortisolo e questo  fa aumentare i livelli di glucosio nel sangue e ridurre le difese immunitarie. E’ molto importante cercare di fare una diagnosi quanto prima e trattare il soggetto in maniera adeguata per evitare brutte conseguenze sulla qualità della vita del cavallo.

Come possiamo aiutare il nostro cavallo

In aggiunta a quanto ci avrà prescritto il nostro veterinario, possiamo aiutare a rendere meno pesante la situazione con altre azioni ed agendo sulla gestione quotidiana della vita del soggetto colpito.
– Possiamo tosare l’animale in estate, se non ha perso completamente il pelo o lo ha fatto solo in alcune zone;
– modificare la sua razione alimentare sotto la guida del veterinario nutrizionista
– controllare i piedi ed i denti regolarmente;
– fare esami del sangue ogni quattro- sei mesi, per valutare lo stato di salute del soggetto e vedere se la terapia ha efficacia.

E’ fondamentale avere un rapporto costante con il proprio medico veterinario, aggiornandolo sulla situazione del soggetto.

Importante agire sulla alimentazione

Dobbiamo ridurre l’apporto di carboidrati, tramite l’utilizzo di mangimi a basso indice glicemico e limitare l’accesso al pascolo. Questo è ricco di zuccheri e sarebbe veramente dannoso per la salute dei cavalli colpiti dal Morbo.
Somministrae un buon fieno polifita con un basso contenuto di Carboidrati Non Strutturali e magari anche messo in ammollo per circa 30 minuti. Inoltre è fondamentale che il concentrato sia a basso contenuto di amidi e zuccheri. Evitare quini l’orzo e il mais. Aggiungere alla razione altre fonti fibrose come le polpe di bietola esauste, dopo ammollo. Buona regola utilizzare un mangime che abbia una buona percentuale di lipidi che danno molta energia ma non creano problemi.

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CONSIGLIA

PH Sprint è appositamente studiato anche per soggetti che hanno queste problematiche

Clarita Cavallucci

Medico Veterinario PhD

Centro di Studio del Cavallo Sportivo, Università degli studi di Perugia