Il fieno è l’alimento Fondamentale per il cavallo e pressochè insostituibile. Il fieno si ottiene dallo sfalcio e successivo essiccamento, con metodi opportuni, dell’erba di prati a diversa composizione. Può sembrare banale, ma il fieno non è solo “erba secca” e la sua qualità dipende da molti fattori interni ed esterni quali la qualità delle erbe di partenza il momento dello sfalcio, le condizioni atmosferiche durante la fase di raccolta e di essiccamento, la presenza di materiali estranei e la conservazione. La qualità delle erbe varia molto nel corso dell’anno e persino con l’invecchiare degli steli nell’arco di poche settimane.
Il taglio e l’essiccazione
Solitamente sono tre i tagli possibili durante l’anno, se le condizioni climatiche sono favorevoli. Il Maggengo, considerato il migliore dal punto quali-quantitativo è il fieno di primo taglio dei prati stabili e artificiali; Loiano o agostano è il fieno di secondo taglio, raccolto in piena estate che è un pò più grossolano rispetto al primo taglio e le erbe che predominano sono le leguminose.
Terzuolo è il fieno di terzo taglio, che ha un valore nutritivo decisamente più basso dei precedenti. Nelle nostre scuderie, di solito, è presente fieno maggengo (di primo taglio): questo, rispetto ai successivi, è il meno ricco di leguminose, quindi anche il più povero di proteine e calcio. Si riconosce in genere, rispetto agli altri fieni, per la presenza di steli più grandi e lunghi. Analizzando invece lo stadio vegetativo, i fieni risultano migliori se le erbe da cui sono composti sono sfalciate precocemente rispetto allo stadio vegetativo, all’inizio della fioritura.
E’ in questo momento, infatti, che le erbe sono più ricche di nutrienti ben digeribili. Procedendo con lo sviluppo, invece, l’erba si fa più dura e fibrosa e molti principi utili “migrano” nei semi che cadranno a terra e non faranno parte del fieno. Un buon fieno dunque è quello di “sfalcio precoce”, con erbe non troppo fibrose e con fiori evidenti. Il taglio tardivo garantisce invece il più alto quantitativo di fieno e quindi a volte i criteri di qualità non sono sempre rispettati.
L’erba viene sfalciata per la fienagione quando sono previste giornate di sole consecutive, in grado di garantire un corretto essiccamento. A volte, tuttavia, un acquazzone può giungere inaspettato a bagnare l’erba che sta seccando. In questi casi, il danno è minimo se l’erba è stata appena tagliata, ma diventa ingente se questa è quasi secca: in questo caso infatti molti nutrienti vengono “lavati via” dalla pioggia ed il fieno perde molto del suo potenziale. Il fieno che ha subito la pioggia si presenta di solito con un colore meno verde del normale, a volte addirittura giallastro o grigiastro. Il colore verde è invece tipico dei buoni fieni, ben raccolti e ben conservati. Ovviamente il fieno danneggiato dall’acqua avrà anche altri caratteri distintivi, come ad esempio la relativamente elevata fibrosità, ma questo è apprezzabile solo attraverso adeguate analisi di laboratorio.
Le condizioni di fienagione e raccolta sono spesso molto importanti ai fini della presenza o meno di materiali estranei: un fieno tagliato molto vicino al terreno in campi irregolari e successivamente raccolto con scarsa cura, manterrà al suo interno tracce di terra evidenti e si presenterà dunque polveroso; addirittura si possono a volte rinvenire, soprattutto nelle rotoballe, pietre più o meno grandi. Altri materiali estranei ci “informano” indirettamente della provenienza del prodotto: rametti e foglie saranno tipici dei fieni raccolti al limitare dei boschi, oppure in prati che vedono la presenza di alberi; erbe dure e taglienti (le carici) sono invece tipiche di fieni raccolti in terreni umidi, oppure in prossimità di fossi o acqua stagnante. La presenza di questi materiali estranei non è solo fastidiosa, ma può essere in certi casi addirittura dannosa, in quanto la terra e le polveri, come già ricordato, possono irritare le vie aeree dei cavalli; le erbe taglienti possono provocare lesioni alla bocca e alla lingua.
Come si riconosce un buon fieno
La valutazione di un buon fieno si effettua controllando: il colore, che deve essere naturale tendente al verde; la struttura, apparenza e consistenza, quindi ricco di foglie e morbido.
L’odore, buono e aromatico da fieno; e molto importante l’assenza di impurità e corpi estranei. I fieni possono essere distribuiti agli animali sotto forma di foraggio a fibra lunga, che è sempre il migliore; oppure macinato grossolanamente e poi cubettato (wafers) oppure macinato finemente e poi pellettato. Il fieno naturale è composto da fibre lunghe, che sono ruvide e sulle pareti dell’intestino del cavallo esercitano il cosiddetto “effetto spazzola”, indispensabile alla buona funzionalità dell’intestino.
I succedanei del fieno (Wafer e Pellet), come pure gli alimenti dichiarati “completi” non sono mai da preferire al foraggio a fibra lunga, tranne situazioni particolari in cui il soggetto soffre di problematiche respiratorie o anche in caso di problematiche di stoccaggio dell’alimento in scuderia, dove eventualmente un solo pasto al giorno può essere sostituito da queste forme alternative di fieno. Il fieno a fibra lunga, oltre ad essere salutare per l’apparato digerente del cavallo ha anche una funzione fondamentale per la sua salute mentale, permettendo al soggetto di impiegare tempo nella assunzione di alimento durante le lunghe giornate in cui è costretto nel box e magari non è possibile farlo uscire.
La conservazione
L’aspetto finale del fieno è sovente determinato, visivamente, dalle condizioni di conservazione. In primo luogo, i fieni conservati da lungo tempo si presentano giallastri, mentre quelli più recenti mantengono un colore verde che testimonia anche della presenza di un certo tenore residuo in vitamine. Sono da preferire dunque i fieni di colore più verde anche per questo motivo.
Fieni raccolti troppo presto (con umidità ancora superiore al 20% citato prima) e/o mantenuti in condizioni di eccessiva umidità si presenteranno poi ammuffiti. Non è difficile riconoscere un fieno ammuffito, sia dal tipico odore di muffa sia per il colore (vi sono di solito macchie bianche sugli steli) sia per la tipica liberazione nell’aria di una nuvola di spore quando si apre una balla o si divide dalla massa la porzione destinata ad un singolo cavallo.
I fieni ammuffiti sono i più pericolosi, e non dovrebbero mai essere destinati ai cavalli, neppure come materiale di lettiera in quanto possono essere i responsabili dell’insorgenza di problemi respiratori.
I vari tipi di fieno
Secondo l’origine e la composizione botanica i fieni si distinguono in: Prato “monofita” con una sola coltivazione di erba; prato naturale “Polifita”. Un’altra diversificazione di fieno è di Graminacee o Leguminose.
Il fieno di Graminacee è ricco di elementi fibrosi e il tenore proteico è notevolmente più basso delle leguminose. La maggior parte dei principi nutritivi si trovano nelle foglie anzichè nei culmi. Il culmo è il fusto delle graminacee, è cilindrico, costituito da nodi ognuno dei quali porta una foglia.
Solitamente nei prati da pascoli possiamo trovare: Erba Mazzolina Dactylis glomerata, Festuca Arundinacea, Loiessa – Lolium mulitflorum, Sorgo – Sorghum vulgare.
Le graminacee di maggior interesse nella produzione di foraggio fresco o da fienagione sono essenzialmente utilizzate due piante, l’orzo e l’avena.
Il fieno da leguminose al contrario è altamente proteico, contiene calcio e fosforo, ma poche fibre. Questo tipo di fieno è ottimo, ma deve essere somministrato con cautela e magari in misura minore rispetto all’altro tipo per il più basso valore di fibre e l’alto valore di proteine. Naturalmente dipende sempre dal momenti fisiologico della vita del cavallo e dalla tipologia di lavoro a cui è sottoposto. Comunque, secondo le ultime ricerche scientifiche, il fieno di Leguminose è anche preferibile rispetto a quello di Graminacee nella gestione dei cavalli con problemi gastrici.
Le principali piante sono: Erba Medica – Medicago sativa – detta anche Alfa-Alfa, Trifogli – Trifolium spp, Veccia – Vicia spp, Sulla – Hedysarum coronarium e Lupinella – Onobrychis viciaefolia.
Come curare i problemi gastrici
Tutti i cavalli, soprattutto quelli sottoposti ad attività sportiva, sono soggetti a Sindrome da Ulcera Gastrica, considerata una patologia multifattoriale. Tra le cause più frequenti si annovera errata alimentazione, stress da trasporto, stress da allenamento, fattori inerenti la razza, nonché l’ uso/abuso di farmaci antinfiammatori e stress provocato da qualsiasi cambiamento nella routine giornaliera e ambientale del cavallo.
A seconda della gravità della lesione si può optare per un diverso trattamento farmacologico; ma anche ai fini della prevenzione, è stato dimostrato che gli estratti vegetali derivati da erbe come le Fabaceae, Asteraceae, Apiaceae, Aloeaceae e Lamiaceae, hanno proprietà anti-infiammatorie, cicatrizzanti, spasmolitiche, antisettiche, antiossidanti e disintossicanti.
PremiumHorse
Integratore per cavalli a base di erbe officinali.
Indicato per cavalli di qualsiasi razza ed età per la prevenzione della gastrite.
Clarita Cavallucci
Medico Veterinario PhD
Centro di Studio del Cavallo Sportivo, Università degli studi di Perugia